Nel marzo del 1971 Maserati svelò all’appuntamento del Salone di Ginevra la sua sportiva Bora, prima vettura stradale con motore posteriore centrale nella storia del marchio. E nel settembre di mezzo secolo fa le prime consegne ai clienti di quella magistrale creazione di Giorgetto Giugiaro crearono la stessa sensazione di ‘novità assoluta, e di grande ‘salto in avanti’, che si vive a Modena con il debutto commerciale della MC20, primo modello con motore posteriore centrale della nuova era di Maserati.
  

  Il vento di Bora, che soffiò a partire dal marzo 1971 creò davvero incredibili vortici di innovazione e di cambiamento, esattamente come stanno facendo oggi MC20, il suo motore V6 Nettuno e i tanti contenuti high tech presenti nella supersportiva del Tridente. Bora -va ricordato – tramandava la posizione motore introdotta per la prima volta sulla Tipo 63 del 1961. Maserati lo riprese nella MC12 del 2004, e ora ne ha fatto la caratteristica fondamentale della nuova MC20. Prodotta fino al 1978 in 564 esemplari, Bora fu accompagnata dallo spettacolare Boomerang, il prototipo realizzato da Giugiaro con ingegneria futuristica e carrozzeria a forma di cuneo. Seguendo la tendenza che aveva già rivoluzionato le monoposto da corsa di Formula 1 negli anni precedenti, Maserati aveva chiesto alla Italdesign di Giorgetto Giugiaro di ipotizzare e realizzare una sportiva con motore posteriore centrale che migliorasse prestazioni, design, confort e sicurezza.
    Si partiva dal collaudato motore V8 di 4,7 litri con 310 Cv montato longitudinalmente su un controtelaio nella zona centrale posteriore della monoscocca. L’alimentazione era assicurato da 4 carburatori Weber 42 DCNF e l’accensione elettronica era della Bosch. Bora, oltre alla purezza del disegno, presentava molte altre caratteristiche distintive, come i fari retrattili (per evitare la resistenza aerodinamica) il differenziale a sbalzo sull’asse posteriore e le sospensioni indipendenti su tutte le ruote (era la prima volta per una Maserati).
    Bora raggiungeva una velocità massima di oltre 280 km/h, assicurando un grande piacere di guida grazie alla agile risposta del motore e alla silenziosità in abitacolo, una caratteristica rara per quel tempo e non certo riscontrabile nelle altre sportive. Nata nel periodo in cui il Tridente faceva parte della galassia Citroën, la Bora utilizzava il complesso sistema idraulico della Casa francese per i freni, l’apertura dei fari, la regolazione del sedile del conducente e per quella dei pedali.
    Mentre il progetto ingegneristico portava la firma di Giulio Alfieri (che aveva maturato una lunga esperienza con le vetture da corsa Birdcage Tipo 63-65 a motore centrale) mentre l’aerodinamica e lo stile erano di Giorgetto Giugiaro, che aveva creato una coupé a due posti dalle linee semplici ed eleganti – dunque equilibrato – pur essendo sportive. L’approccio era futuristico, con un frontale basso, snello, quasi affusolato per tagliare l’aria, mentre la griglia anteriore includeva due prese d’aria rettangolari con il Tridente al centro. Le fiancate perfettamente filanti erano divise centralmente da un sottile rivestimento nero, mentre la parte posteriore terminava con una coda tronca.  

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA