La prima edizione di IAA Mobility, il Salone dell’auto di Monaco che è erede di quello che si svolgeva fino al 2019 a Francoforte, si apre il 7 settembre in uno scenario davvero poco rassicurante. Non tanto per la prospettiva che nei diversi punti della città coinvolti nello show avvengano manifestazioni di protesta (è stato annunciato lo schieramento di 4.000 agenti) o per la situazione di forte calo del mercato, quanto per l’incertezza che regna nelle ‘stanze dei bottoni’ di tutti i grandi costruttori di auto e di componentistica.
In una Germania che in agosto ha immatricolato solo 193.307 auto – cioè il 23% in meno rispetto al 2020 e con un calo più significativo nelle vendite ai privati (-25,3%) come non avveniva dal 1991 – le prospettive di ripresa del settore sono legate infatti a ciò che avverrà fra 20 giorni, quanto i cittadini saranno chiamati alle urne per scegliere l’erede di Angela Merkel.
Tra i grandi temi in discussione – e che sono strettamente connessi con la vittoria di un partito o di un altro – vi è infatti la velocità che i nuovi ‘gestori’ del potere politico a Berlino vorranno imporre alla transizione della mobilità. Ad oggi in Germania sono in circolazione solo poco più di un milione di veicoli elettrificati (comprese le ibride plug-in) mentre in precedenza il programma indicato da Angela Merkel parlava di un milione di sole auto solo elettriche da portare sulle strade alla scadenza del 2020.
Anche se in ritardo l’attuale Governo ha ottenuto un miglioramento delle emissioni di CO2 della ‘flotta’ di auto di nuova registrazione (in agosto sono scese del 18,2% arrivando a 114,6 g/km) ma con un costo molto elevato per i contribuenti.
Secondo uno studio della Deutsche Bank fra incentivi, riduzioni delle imposte e altre agevolazioni ogni auto elettrica venduta ha gravato per 15-20mila euro sui fondi pubblici, una cifra ben più elevata degli 8mila euro che sono il costo medio di ogni studente per lo Stato tedesco.
La grande ‘locomotiva’ dell’industria dell’automotive si muove dunque in questo momento con l’incertezza di chi sarà il macchinista e viaggia su un binario che porta alle scadenze imposte da Bruxelles senza poter fare soste o imboccare direzioni alternative, questo anche per dimenticare (e soprattutto far dimenticare) il Dieselgate.
La situazione non è dunque chiara anche perché l’opinione pubblica e la stessa industria non hanno atteggiamenti diversi sul tema del ‘peso’ dell’automobile sui cambiamenti climatici e sulla necessità di prendere decisioni drastiche, magari penalizzando l’occupazione.
Un sondaggio congiunto condotto nella primavera del 2021 da Deloitte e dal’Associazione tedesca dell’industria automobilistica (VDA) presso i fornitori del settore mostra diverse ‘spaccature’. Se è vero che l’80% degli intervistati ritiene inevitabile il passaggio all’elettrico come standard, l’88% tra gli addetti ai lavori che prevede che l’abbandono dei motori ICE non possa avvenire prima del 2030 se con successivamente.
Alcuni degli intervistati vedono nelle celle a idrogeno (circa il 30%) o nei combustibili sintetici (40 %) altre soluzioni con il potenziale di essere alternative all’elettrico.
Del resto il contributo della tecnologia elettrica al fatturato totale – oggi pari al 15% – è nettamente inferiore a quello dei sistemi tradizionali. E circa l’85 % delle aziende utilizza i profitti che vengono fatti nell’ambito dei motori benzina e diesel per sviluppare contemporaneamente la e-mobility.
Con la conseguenza – come ha dichiarato Harald Proff, partner e responsabile del settore automobilistico globale di Deloitte – che “solo una minoranza delle aziende sta perseguendo strategie più radicali in funzione di una partenza anticipata e rapida dal mercato delle elettriche”.
Tutto, dunque, resta legato a chi, fra Armin Laschet della CDU/CSU, Annalena Baerbock dei Verdi e Olaf Scholz della SPD, andrà a sostituire la Merkel.
Una corsa sul filo dei sondaggi, che a poche ore fa vedono l’SPD in crescita (24-25%) mentre Verdi e CDU scendono rispettivamente al 17-18% e al 21-22%.
Proprio la SPD nelle 66 pagine del suo programma specifica che – ferma restando la convinzione che “il futuro appartiene alla elettromobilità” – un eventuale Governo di Olaf Scholz avrà l’obiettivo di “modellare attivamente questo sviluppo, in modo che l’industria automobilistica tedesca rimanga l’industria di punta e il futuro delle tante aziende di piccole e medie dimensioni e il lavoro dei professionisti venga assicurati”.
Nei diversi luoghi di Monaco in cui si svolgerà lo IAA Mobility i temi della competizione politica – con tutte le potenziali ricadute sul Governo della Ue e, a cascata, sulla evoluzione delle norme – supereranno in questa ultima accelerazione il dibattito sulla tecnologia e lo sviluppo delle auto del futuro, trasformando il più importante Salone del dopo Covid in una vera e propria Tribuna Politica. (ANSA).
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA