(di Tommaso Tetro)
(ANSA) – ROMA, 28 AGO – Niente più incentivi per comprare
auto elettriche. I soldi a disposizione per l’eco-bonus che
offriva, in sostanza, uno ‘sconto’ sull’acquisto di un veicolo
elettrico o idrido plug-in, sono finiti. E al momento il
rifinanziamento non sarebbe previsto: un nodo che per ora non
sembra possa sciogliersi così agevolmente. A guidare la partita
ci sono sia il Mise che il Mef, oltre a un’attenzione interna di
tutto il governo su una questione che rientra pienamente nella
più ampia gestione della transizione ecologica che proprio sul
settore automobilistico registra già evidenti impatti lavorativi
e sociali (come dimostrano per esempio le crisi aziendali di Gkn
e Gianetti). Il pericolo è che però a essere penalizzato possa
essere il mercato italiano, con un mancato numero di circa
40mila immatricolazioni di nuove eco-auto di qui alla fine
dell’anno.
Proprio per il 31 dicembre 2021 era infatti prevista la fine
degli incentivi introdotti nella Legge di Bilancio 2018 con la
programmazione ‘sperimentale’ di tre anni. I soldini sono invece
durati molto meno: due anni e mezzo circa. In base al portale ad
hoc predisposto dal ministero dello Sviluppo economico restano
invece a disposizione i fondi per i veicoli a benzina e diesel a
basse emissioni di CO2; oltre che per le auto usate, con una
piattaforma che è previsto parta a settembre. In sostanza
comprare oggi un’auto elettrica usufruendo degli incentivi non è
possibile. Ma al Mise – spiegano fonti qualificate – è in corso
un “lavoro responsabile sulla transizione ecologica” in una
logica di equilibrio tra “tutela dell’industria e ricadute
sociali”.
L’impatto della fine degli eco-incentivi per auto elettriche
e ibride plug-in potrebbe contare – spiega Motus-E,
l’associazione che raggruppa tutti gli stakeholder della
mobilità elettrica – fino a 40mila immatricolazioni mancate,
20-25mila di veicoli per l’elettrico e altri 15mila per le
ibride plug-in. Inoltre, quello che preoccupa è “l’incertezza
sul 2022”; da un lato per via della “mancanza, sì, degli
incentivi” dall’altro per “i problemi legati alle materie prime
e ai chip, cosa che in questo momento fa soffrire l’industria.
In questo modo c’è il rischio reale che il mercato italiano
possa non essere più appetibile”.
L’incentivo all’acquisto, sommando eco-bonus e extra bonus
(che erano cumulabili), arrivava a circa 12mila euro con la
rottamazione. Al momento però anche il secondo pacchetto –
rileva sempre Motus-E – è “inutilizzabile” perché non attivabile
senza l’operatività del primo. Per questo, se proprio non ci
saranno altri fondi, l’indicazione dell’associazione è di
“spostare quelli messi a disposizione dell’extra-bonus con il
decreto Sostegni bis”. Secondo Gian Primo Quagliano, presidente
del centro studi Promotor, è necessario trovare una soluzione
per rifinanziare gli eco-incentivi per tutto il 2021: “La
diffusione e il forte l’interesse per l’auto elettrica non va
frustato: il governo adotti un provvedimento il prima possibile.
Oppure si potrebbe pensare a una soluzione intermedia che
potrebbe essere quella di intervenire per splittare in due i 57
milioni ora sull’extra-bonus”. Per il direttore di Anfia,
Gianmarco Giorda, la previsione è che “la fine degli incentivi
alle auto elettriche provocherà un arresto per la vendita”.
Tutte e due però guardando più avanti e pensano a una
programmazione con la prossima Legge di Bilancio.
Il ragionamento che viene portato avanti da alcune componenti
della maggioranza di governo è legato attualmente a cercare di
mantenere “un concetto di equilibrio” rispetto alla spinta
generalizzata sulla transizione ecologica, quindi una “visione
strategica e di scelte” che tenga in considerazione “i costi
sociali” della trasformazione. Al Mise – secondo quanto si
apprende – si sta cercando di innescare un progetto che guardi
alla promozione dell’elettrico, come dimostra la spinta per la
produzione di batterie in Italia, ma tenendo contemporaneamente
insieme le esigenze di “uno sviluppo dell’industria italiana”
affinché “sia pronta a cogliere questa grande sfida”, non
rinnegando la chiave di una “riorganizzazione dei bonus” (di
tutti e non soltanto di quelli in discussione). (ANSA).
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