A cento anni dalla nascita si è aperta al Mauto Museo Nazionale dell’Automobile di Torino l’importante personale dedicata allo stilista Giovanni Michelotti. Per la prima volta una porzione cospicua del suo archivio viene esposta al pubblico. Schizzi, disegni tecnici, piani di forma, modelli in scala saranno visibili al Mauto, insieme a una selezione di automobili tra le più rappresentative, disegnate e progettate nella sua carriera anticipatamente interrotta dalla morte prematura a 59 anni..
Figlio del direttore dell’officina motori della Casa automobilistica torinese Itala, Giovanni Michelotti nasce a Torino il 6 ottobre 1921 – esattamente un secolo fa – ed è quindi logico che nei suoi primi anni di vita sviluppi un profondo amore per tutto ciò che è meccanico, e in particolare per le automobili.
Lasciata la scuola a soli quindici anni, Giovanni Michelotti fa la sua prima esperienza nel settore come apprendista presso gli Stabilimenti Farina di Cambiano, in quella azienda che a ragione era considerata la migliore ‘scuola’ per carrozzieri esistente all’epoca. Nella carrozzeria fondata nel 1906 da Giovanni, fratello maggiore di Battista Pinin Farina, il talento del giovanissimo Michelotti viene formato e coltivato, anche se non riconosciuto in un primo momento. Comunque (la cosa vista oggi ha dell’incredibile) nel 1938 a soli 17 anni Giovanni Michelotti completa il suo primo progetto di carrozzeria quello per una Lancia Astura. Dai disegni non si passa alla vettura, ma le sue doti sono evidenti.
Giovanni continua però a sfornare schizzi e 9 anni dopo (siamo dunque arrivati al 947) Farina decide di concretizzare il progetti di Michelotti per un’Alfa Romeo 6C 2500 e subito dopo una serie di altre carrozzerie basate sulla Talbot T-26.
Spinto dal bisogno di lavorare senza condizionamenti Michelotti, appena 28enne, decide di mettersi in proprio. Nel 1949 fonda il proprio studio, Studio Technico e Carrozzeria G. Michelotti, Torino. e allarga l’ambito del suo lavoro come disegnatore indipendente a diverse carrozzerie italiane, tra cui Bertone, Ghia, Allemano e Vignale. Il suo primo contratto (o meglio commessa di lavoro) riguarda una variante basata sulla Ferrari 166, la prima di molte sto del Cavallino create durante la sua carriera.
Negli Anni ’50 Michelotti lavora anche per Maserati, Lancia e Alfa Romeo. Le carrozzerie della Ferrari 212 Inter, della Ferrari 340 Mexico Coupé, della Maserati 3500 GT, della Lancia Aurelia e dell’Alfa Romeo Giulietta Sprint Veloce sono scaturite dalla sua matita, una ‘mano’ davvero originale e dal tratto personale.
La carriera di Michelotti prende una svolta interessante verso la fine degli Anni ’50, quando divenne il designer esclusivo della Casa automobilistica britannica Standard Triumph. Un passaggio che esce dopo una proposta per modellare la Standard Vanguard del 1956, cioè l’idea di una berlina che rappresentava una rottura totale con gli altri progetti ‘tradizionali’ di Standard.
Così Michelotti diventa responsabile di tutti i nuovi modelli prodotti dalla Standard Triumph, a partire dalla Vanguard e passando per modelli come Herald, Spitfire, GT6, TR4, e TR4A 2000, 1300 e Dolomite. Ma non basta: Michelotti in quegli anni fornisce un grande contributo alla nascita del settore automobilistico di Bmw. a partire dalla piccola 700, passando dalla 1600-2 (‘Nuova Classe’) e, in seguito, alla splendida 2002, oggi ricercatissima dai collezionisti.
La creatività di Michelotti finisce per contaminare tutto il mondo del design automobilistico: un suo tetto in stile pagoda utilizzato per uno studio Osca offre – ad esempio – lo spunto per caratterizzare la Mercedes SL. Dal giappone arrivano negli Anni ’60 contratti per lavorare sulla Hino Contessa e la Daihatsu Sport. E l’elenco dei clienti si allunga includendo Daf, Fiat e Ford. ma trovò anche del tempo libero per produrre alcune auto con il proprio nome.
Nel 1969, collaborando con l’architetto navale Philip Schell, Michelotti realizza la Shelette un’auto da spiaggia di livello decisamente superiore rispetto alle ‘spiaggine’ dell’epoca e che venne utilizzata anche da Jacqueline Onassis per muoversi nell’isola privata di Skorpio. Altro capolavoro di Michelotti è l’Alpine A110, che rappresenta il culmine di una relazione con il fondatore della marca transalpina Jean Rédélé per cui aveva disegnato la 4CV Spécial Sport poi divenuta, con alcune modifiche, la A106, prima Alpine prodotta in serie.
“Giovanni Michelotti – ricorda Benedetto Camerana, presidente del Mauto Museo nazionale dell’Automobile – è arrivato a offrire al mondo dell’auto da sogno una produzione personale che ha numeri davvero straordinari: 310 progetti per Vignale tra 1949 e 1963, più di 30 vetture esposte nel solo Salone di Torino del 1957, quando era il centro mondiale del design dell’auto. E infine chiude il suo percorso con gli straordinari prototipi per le minicar urbane, come la Fiat 126 City e il Lem a trazione elettrica, che anticipano tra il 1973 e il 1974 un futuro che non potrà vedere”.