Brembo chiude il primo semestre consolidando il trend di crescita visto nei primi tre mesi del 2021. I ricavi netti consolidati sono cresciuti del 43,1% a 1,36 miliardi, in crescita anche rispetto al 2019 (+2,8%). Il margine operativo lordo a 270,2 milioni è quasi raddoppiato (da 143,3 milioni del primo semestre 2020), il margine operativo netto (EBIT) balza a 165,8 milioni (da 38,8 milioni). Il risultato prima delle imposte evidenzia un utile di 168,2 milioni e si confronta con 24,7 milioni del primo semestre 2020. Il semestre, si legge in una nota, chiude con un utile netto di 126,9 milioni.
“I primi sei mesi certificano nonsolo la forte e immediata ripartenza di Brembo rispetto a un 2020 difficile ma riportano l’azienda su un percorso di crescita grazie a ricavi ed utili superiori anche allo stesso periodo del 2019” commenta il presidente di Brembo, Alberto Bombassei. “Sebbene il mercato mantenga uno stato di generale incertezza, dovuto ad alcuni fattori esogeni, i dati del primo semestre ci consentono di guardare con fiducia al 2021 nel quale stiamo continuando ad investire”, aggiunge. Il livello degli ordinativi per i prossimi mesi si conferma solido, precisa una nota, il gruppo sta continuando a monitorare gli impatti della carenza di componenti elettronici sulla filiera produttiva dei propri clienti ma sulla base dello scenario attuale e dei risultati conseguiti nel primo semestre il gruppo si attende infatti per l’esercizio 2021 ricavi in crescita tra il 20% e il 25% rispetto all’anno precedente e un margine EBITDA nell’intorno del 19,5%. “Tutti i segmenti di business e le aree geografiche in cui operiamo crescono a doppia cifra rispetto al primo semestre 2020. Nel periodo sono stati acquisiti business in settori innovativi che rispecchiano i nuovi megatrend dell’automotive; J.Juan in Spagna, una realtà leader nel settore della moto, per ampliare il portafoglio di soluzioni e più recentemente l’apertura del Brembo Inspiration Lab, il nostro primo centro di eccellenza negli Stati Uniti, nella Silicon Valley, per accelerare la digitalizzazione di Brembo. Queste operazioni rafforzano la nostra naturale propensione all’innovazione, che continuerà a guidarci nel futuro.
Brembo si è messa il Covid alle spalle ma niente è più come prima e ora spinge sull’innovazione, sarà il suo acceleratore per la crescita. “Non era così scontato né così banale riuscire a performare meglio del 2019, l’impegno profuso in azienda da parte di tutti sta dando i suoi frutti – commenta con l’ANSA il vicepresidente esecutivo Matteo Tiraboschi – sono stati momenti difficili e ora, immaginando di esserci lasciati il Covid alle spalle ripartiamo su binari diversi rispetto a quelli lasciati nel 2019: il post pandemia ci spinge a investire molto su innovazione e disruption tecnologica, ora c’è un grado di complessità in più nel business. Per questo i nostri investimenti futuri saranno meno in asset e capacità industriale aggiuntiva più su innovazione, su ricerca e sviluppo (R&D) per introdurre sul mercato i prodotti innovativi che ora i clienti cercano”. C’è un nuovo tipo mobilità, quella elettrica, e bisogna avvicinare i giovani sempre più attenti alla sostenibilità. “Parte del prodotto storico resterà ma sarà circondato da altri elementi, più specifici – spiega Tiraboschi – : elettrificati, gestiti da software e dall’elettronica”. Ecco che anche nel mondo dei freni, come in tutto l’automotive, entrano prorompenti i Big Data. “La raccolta dati è un elemento fondamentale, i prodotti sono arricchiti di microchip e capacitatori per leggere le informazioni, andremo a creare un prodotto sempre più sartoriale”. Questo richiede nuove competenze. “Da tempo – sottolinea il manager – stiamo assumendo elettronici e softwaristi cosa che fino a poco tempo fa non avremmo mai immaginato. Abbiamo inserito nel nostro team anche dei ‘data scientist’ e il Brembo Inspiration Lab, il centro di eccellenza aperto in California va in questa direzione”. Per ora sono tutte risorse interne anche se “riuscire a fare qualche piccola acquisizione in questo campo sarebbe un acceleratore”. “Ma non è una condizione necessaria – precisa Tiraboschi – intanto andiamo avanti con le nostre gambe e le nostre persone”.